Genitori e realtà virtuale

psicologa asolo

Bambini e videogiochi: qualche idea in più oltre la preoccupazione!

 

Siamo in tanti #genitori a chiederci se i videogiochi e la realtà virtuale possa essere sana per la crescita dei nostri figli.

La preoccupazione ci viene dal confronto con la nostra infanzia, quando per lo più a disposizione avevamo giochi presi dalla realtà “fisica”.

E ci viene una sorta di nostalgia, perché quel modo di giocare, nelle nostre rappresentazioni non ha “lati oscuri”.

Mi viene in mente Maffei, nel suo Elogio alla lentezza, quando dice

allora mi prende il desiderio di tornare indietro, ..di fuggire da una cultura imperniata sulla rapidità della comunicazione visiva e tornare al ritmo lento del linguaggio scritto e parlato.”.

Maffei nel suo libro descrive l’equilibrio che serve al cervello tra impulsi “rapidi” e “lentezza” della rielaborazione. [Quando possibile, lo riprenderò ancora!]

Le neuroscienze quindi valorizzano la necessità per il cervello di dare spazio anche al tempo lungo della rielaborazione.

Da mamma, il pensiero mentre leggevo è andato dritto ai miei figli, a quando giocano con i videogiochi, a quando mi prende la preoccupazione che siano “altrove” rispetto al qui ed ora. E voglio condividere alcuni spunti che ho trovato sull’argomento.

Appena si fa una ricerca, gli spunti sono tantissimi. Qui riporto solo un possibile filo logico che ho costruito tra quelli che ho trovato.

Il primo che riporto riguarda la “similarità tra i meccanismi del #metaverso e della percezione nella realtà fisica”.

Daria Grimaldi, docente all’Università di Napoli, in proposito dice:

Partiamo dal presupposto che la percezione del nostro corpo nella realtà fisica è già di per sé il risultato di una #simulazione: nasce dall’interazione della rappresentazione del nostro corpo e quella di uno spazio peripersonale, intesi nel primo caso come un modello simulato, generato dall’integrazione multisensoriale di segnali corporei e la seconda dalle aspettative rispetto agli oggetti nello spazio.”.

Qui l’articolo completo: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/presenza-e-persuasione-il-metaverso-come-viaggio-affascinante-dentro-noi-stessi/

Quindi, realtà fisica e virtuale sono accomunate da una specie di sforzo di fantasia da parte del cervello.

“il cervello crea tale simulazione del proprio corpo nel mondo al fine di rappresentare e prevedere azioni, concetti ed emozioni.

 

Questa aleatorietà, soprattutto, non placa le preoccupazioni dei genitori.

Jeremy Bailenson, founding director del Virtual Human Interaction Lab della Stanford University, ha dichiarato: 

“C’è meno capacità di creare una versione accurata di se stessi nel metaverso rispetto alle piattaforme dei social media, e dove l’inclinazione è verso avatar più belli e idealizzati. La sfida sarà quando le persone passano molto tempo lì, e sono in un mondo in cui tutti sono perfetti, belli e ideali. Come influisce questo a valle sulla propria autostima? Nessuno conosce la risposta a questo”.

Qui l’articolo intero: https://cryptonomist.ch/2022/01/23/effetti-psicologici-metaverso/#Lopinione_degli_esperti_sugli_effetti_psicologici_del_metaverso

 

Sembra quindi che la realtà virtuale favorisca la distanza tra mondo reale e mondo perfetto dei videogiochi.

E questo è chiaro ai ricercatori e agli sviluppatori di videogiochi ai quali attualmente viene fatto un richiamo “all’etica”.

Non essendo chiari gli effetti dell’utilizzo della realtà virtuale, conforta comunque sapere che chi se ne occupa si sta interrogando sull’esistenza di effetti negativi e su come ridurli.

Continuando poi la ricerca su queste tematiche, chiudo intanto questo ragionamento con una bella esperienza, giusto per non trovare sempre contributi a favore della demonizzazione della realtà virtuale, del metaverso, dei videogiochi.

Alcuni ricercatori hanno sperimentato l’utilizzo della realtà virtuale in un reparto ospedaliero pediatrico.

“Il coding incontra la Realtà Aumentata e insieme formano un mondo magico di gioco, a beneficio dei bambini in cura per gravi malattie. Nasce come “porta” verso una realtà ludica d’evasione il progetto Doorways.

Qui la descrizione del progetto: https://techprincess.it/doorways-ied-milano-vr/

La questione non si chiude quindi, non ci sono elementi che fanno favorire il si o il no per l’accesso alla realtà virtuale e ai videogiochi dei nostri figli. Resta quindi a noi la responsabilità di farglieli percepire come strumenti, anche di potenziale conoscenza e creazione di mondi fantastici e realizzabili.